E’ cominciato il nostro resoconto sulla stagione rossoverde. Sarà un viaggio lungo 6 puntate per cercare di analizzare tutte le componenti che secondo noi hanno determinato il mancato raggiungimento di tutti gli obiettivi. Lo abbiamo fatto a modo nostro: cercando di essere obiettivi e non offensivi.
Se volete dire la vostra, senza trascendere, potete farlo anche voi inviando il vostro pensiero alla nostra mail: ternananews@gmail.com
Nel frattempo buona lettura
I direttori sportivi
Abbiamo appena parlato di Leone. Conviene fare un passo indietro e cominciare dal principio. All’inizio della stagione, una volta che si è deciso di ripartire – come era ovvio che fosse – con Gigi De Canio, la scelta di affidare la direzione sportiva a Danilo Pagni venne salutata con enorme piacere. Sia perché la gente aveva ancora negli occhi la salvezza miracolosa di due stagioni fa, sia perché c’era la volontà di poter cominciare a costruire con un ds rampante. E’ stato lo stesso De Canio a suggerire il suo nome al presidente Ranucci e al patron Bandecchi. Ma la convivenza fra i due è durata veramente poco. Non c’era la stessa visione non tanto e non solo di calcio, ma sulla costruzione della linea decisionale. E’ mancata fondamentalmente una condivisione totale sugli obiettivi. Le indicazioni dell’allenatore si scontravano spesso con le idee del direttore. Ma se la dialettica nel calcio è la base della costruzione di un rapporto è stata evidente l’incompatibilità di fondo fra i due. E questo ha portato a una frattura, quasi inevitabile. De Canio, in privato con la società, si è preso la responsabilità della scelta, il rapporto si è praticamente chiuso subito (salvo un periodo in cui Pagni si è dedicato principalmente alle uscite) e la Ternana è rimasta senza direttore sportivo. Un peccato veniale direbbe qualcuno… la squadra era quasi costruita, sicuramente impostata. E come detto prima nessuno si è mai preoccupato che fosse costruita male, perché così non era. Mancavano dei tasselli ma sono arrivati senza grandi preoccupazioni. Ma i compiti del direttore non si limitano alla costruzione e alla scelta dei giocatori da prendere. Altrimenti sarebbe fin troppo semplice. Un direttore sportivo è il responsabile tecnico (insieme all’allenatore) della squadra: la sua prima spalla, il punto di riferimento per risolvere eventuali problemi, per organizzare il lavoro ordinario e straordinario. Serve da pungolo per l’allenatore, per un confronto anche quotidiano. Tutti questi compiti sono stati assolti da De Canio e Ranucci e ognuno di loro ha dovuto sdoppiarsi in un compito che non era propriamente il loro. Non c’è stato qualcosa che è letteralmente mancato. Ma ci sono cose che non sono state costruite. Si presumeva che la stagione potesse andare bene a prescindere. E all’inizio è stato così. La Ternana vinceva (magari in qualche occasione senza convincere del tutto, ma dava l’impressione di essere sicuramente superiore agli avversari) e le vittorie, si sa, rendono tutto più semplice.
Ma le aspettative alte hanno pesato e la temperatura si è alzata molto preso, ai primi balbettii. A fine anno quindi si rende necessario l’arrivo di un nuovo direttore sportivo. Sotto Natale arriva Leone e nel pieno della contestazione nei confronti di De Canio. Quattro sconfitte in campionato (condite da incredibili errori individuali dei protagonisti in campo) portano la Ternana al 5 posto in classifica. Ranucci pensa che la svolta possa arrivare con un cambio in panchina (oltre che con l’arrivo di un nuovo ds, ovvero Leone), Bandecchi ritiene che a De Canio possa essere concessa un’altra opportunità e in quei giorni concitati alla fine la decisione (avallata anche da Leone, appena arrivato) fu quella di confermare l’allenatore sulla panchina.
La Ternana torna a vincere con il Teramo l’ultima del girone e chiude come seconda il girone d’andata.
Ma qualcosa fra la piazza e De Canio si era definitivamente rotto. E soprattutto era la squadra a non avere più certezze. Il tira e molla dopo Ravenna (condito comunque da “necessità” di essere primi e dove vincere a tutti i costi) ha pesato molto. Così come il fatto di essere diventati vulnerabili. Il mercato di gennaio poteva rappresentare una nuova opportunità per ripartire.
Ma se c’è un errore – come abbiamo avuto modo di anticipare – da parte della società e del nuovo ds è stata quella di non approfittare della sosta per cambiare (come era stato in parte preso in considerazione). Ma la scelta è stata quella di dare fiducia a un allenatore con il quale e sul quale si era imperniato un progetto e un gruppo di giocatori. C’era una strategia di mercato “conservativa” per cercare di rivitalizzare un gruppo che cominciava ad essere spento. Sbagliato? Con il senno di poi, probabilmente sì. Ma bisogna anche tenere conto delle tempistiche: per questo parlavamo di tempo, precedentemente. Leone chiamato il 24 dicembre, vede vincere la Ternana contro il Teramo e conosce gruppo e De Canio in quei giorni. Prima di fare una scelta netta e drastica ha voluto conoscere più nello specifico il materiale (umano) a disposizione.
Poi però arriva subito la sconfitta alla ripresa con il Fano e l’esonero è inevitabile. Arriva Calori, si cambia strategia di mercato, perché cambia sistema di gioco, perché si rida fiducia a giocatori che non erano centrali con De Canio. Con soli 10 giorni a disposizione cambiano i punti cardini su cui finora si era lavorato. E la situazione comincia a precipitare, con i risultati, ma degli allenatori parleremo in seguito. Si contesta a Leone di non essere intervenuto in maniera più importante e di non avere un terzino sinistro (dopo aver lasciato andare Lopez): era tutto condiviso con Calori. Il sistema di gioco sarebbe dovuto essere 352, con esterni molto offensivi (Defendi, Furlan, Bifulco e Frediani, Fazio e Giraudo sarebbero bastati ed avanzati). Quindi un attaccante che sapesse andare in profondità (ma con i tre tenori tutti in rosa e sani: Nicastro ha deciso di operarsi il 5 febbraio…): ecco perché Boateng. Centrocampisti in più (Castiglia e Palumbo) e un difensore solido (Russo). Eccolo il mercato della Ternana. Se lo analizzate in funzione di un 352 è sbagliato? Secondo noi no. E torniamo poi al “vecchio” concetto del rendimento dei giocatori.
Purtroppo poi Calori non ha funzionato ed è arrivato Gallo: altro allenatore, altre idee tattiche, altre necessità. Che ha lavorato come ha potuto. E il lavoro di Leone con Gallo è stato di confronto quotidiano, di ricerca di soluzioni, sia per la stagione in corso sia per (eventualmente) gettare semi per il futuro. Con un confronto molto fitto anche con Bandecchi che – da quando Ranucci si è dovuto occupare più dell’università – si è messo in prima persona a seguire la squadra.
Le puntate fin qui pubblicate:
- Il peso del ritardo (1)
- Costruzione della rosa, mercato e “comunicazione” (2)
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