Una vittoria per dimostrare a se stessi e al campionato di essere vivi. Altro significato è difficile assegnare al 2-1 sulla Cremonese giunto dopo cinque sconfitte, dopo un solo punto conquistato in otto partite. Perché non ha modificato la classifica e nemmeno avrebbe potuto, perché non è prova sufficiente per accreditare i rossoverdi nella corsa alla salvezza. Però, e qui sta l’importanza del risultato, è stato un segnale forte spedito alla concorrenza e spedito soprattutto ad uno spogliatoio che cominciava a perdere la speranza. Anzi, qualcuno dei rossoverdi forse l’aveva già persa.

Invece aver messo sotto la Cremonese che ha un organico importante (seppur privo di pedine fondamentali) e una classifica di tutto rispetto (17 punti in più della Ternana prima del match) è stato qualcosa più di un colpo di reni, di una reazione istintiva quando il baratro cominciava a franare sotto i piedi di una squadra che aveva perso identità (a patto che l’avesse mai avuta) e anche un po’ di voglia di lottare.

Ecco perché il risultato di sabato può diventare la base sulla quale provare a costruire un futuro migliore di quello che fino a l’altro giorno sembrava toccare ai rossoverdi. Migliore vuol dire tale da consentire alla Ternana di lottare fino all’ultimo minuto dell’ultima partita per agguantare l’ennesima salvezza all’ultimo tuffo.

Il merito di tutto questo va ascritto alla squadra che ha giocato una partita seria, concreta. Un merito che va diviso con il nuovo allenatore (anche se lui ha dirottato ogni applauso ai suoi giocatori) che in poco tempo è riuscito a dare un’anima alla squadra. Certo non è ancora la Ternana di De Canio e chissà se lo diventerà prima della fine della stagione. Però è una squadra che comincia ad apprendere le indicazioni del tecnico. Da quelle comportamentali fuori dal campo (orario massimo per coricarsi, alimentazione etc.) a quelle dentro il rettangolo di gioco. Comportamentali anche in questo caso ma anche, ovviamente, tecnico-tattiche . De Canio ha ricominciato dalla base, verrebbe da dire dall’abc del calcio. Diagonali, postura del corpo, movimenti specifici sull’attaccante esterno o su quello centrale. Perché il tecnico di Matera ha cominciato a lavorare sodo sulla difesa, il reparto lasciato al suo destino da chi predicava e forse immaginava un calcio diverso, ancora mai praticato nel resto d’Europa o del mondo perché per tutto il calcio è fatto di due fasi: difensiva e propositiva.

Così, anche se i primi allenamenti veri di De Canio saranno quelli cui sottoporrà la squadra in questi giorni, l’effetto del suo lavoro (anche se poco) e della sua personalità sulla squadra si sono visti. Un effetto che potrebbe anche far ripensare qualche giudizio tranciante sulle qualità dei rossoverdi di quest’anno. Per carità, non certo i migliori mai visti da queste parti, ma forse neppure i peggiori come sembrava. Perché nel calcio la mano dell’allenatore è fondamentale non un optional. La speranza è che De Canio, dall’alto dell’esperienza maturata in tanti anni di calcio ad alto livello, possa riuscire dove altri hanno fallito. Perché la salvezza e il futuro della Ternana passano inevitabilmente da questo assunto, magari con l’aggiunta di quel pizzico di buona sorte che risulta sempre elemento determinante nel coronamento delle grandi imprese.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 06 marzo 2018 alle 00:00
Autore: Massimo Laureti
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