Era ora: verrebbe da dire. Proprio perché il tema è di interesse pubblico è giusto (e normale) che tutti i cittadini-tifosi ne parlino: sui social, al bar, allo stadio. Ed è anche normale che un semplice cittadino (o tifoso) non sappia che tipo di passaggi formali debbano esserci per l’alienazione di un bene comunale e che però si faccia allettare dalla possibilità di avere uno stadio nuovo (o rinnovato) visto che raramente, purtroppo, in Italia c’è questa propensione a costruire stadi nuovi nonostante gli innegabili vantaggi (soprattutto per le squadre più importanti).
L’assessore Melasecche ha provato a spiegare a vario titolo tutti questi passaggi. Spiegando nel dettaglio non solo il suo punto di vista ma anche alcune dinamiche imprescindibili per la “questione stadio”. L’unico “problema” che invece di parlare con i tifosi dovrebbe confrontarsi con il presidente Bandecchi e con Paolo Tagliavento. Come finora si era rapportato con Ranucci.
Allo stato dei fatti abbiamo raccolto manifestazioni di interesse da parte della società Ternana (a più riprese, certificate anche dagli interventi social dell’assessore Melasecche) in un primo momento corredate anche da cifre (500mila euro prima offerta, 4 milioni la seconda) che poi si sono tramutate in “manifestazioni di vivo interesse” sia da parte di Bandecchi che da parte del suo braccio destro Tagliavento. Le risposte che abbiamo raccolto sono sempre state (almeno questa è stata la nostra sensazione, magari sbagliata) piuttosto inclini alla polemica quando invece proprio perché il Liberati è un bene di tutti bisognerebbe cercare di approfittare delle opportunità per migliorare uno dei punti di aggregazione più importanti della città.
Nessun comune ormai può più investire nello stadio, a maggior ragione quello di Terni (con i noti problemi economici): ascoltare e cercare di capire se le intenzioni di Bandecchi siano percorribili (naturalmente seguendo le regole e senza creare pericolose corsie preferenziali) riteniamo sia un dovere del Sindaco e degli Assessori.
Ecco perché accogliamo con piacere la scelta dell’assessore Melasecche di non intervenire più sui social sull’argomento stadio: non perché non sia utile il confronto ma perché non sono “utili” i commenti personali. Tagliavento, proprio questa mattina, evita di fare ulteriori passi in avanti: aspetta una valutazione ufficiale da parte del Comune sullo stadio per poter eventualmente presentare un’offerta.
In questo momento si parla sempre più di stadi di proprietà e le soluzioni per poter lavorare in sinergia ce ne sono moltissime. Dallo stadio di proprietà alla concessione pluridecennale, come è stato fatto per Ternanello, per cui la Ternana sta portando avanti il progetto e a breve potrebbe presentarlo in comune, almeno secondo le informazioni in nostro possesso.
Quello che non serve sono le frecciatine relative ai risultati sportivi della Ternana: quelle sì che sono chiacchiere da bar (o da social) che non aiutano alla prosecuzione di un progetto. In questo momento sempre più spesso si parla di stadi di proprietà: ma nessuno finora le ha legate ai risultati sportivi. Di sicuro non le squadre più importanti d’Italia.
Bandecchi finora non ha dimostrato di essere un bravo imprenditore calcistico, ma la sua storia racconta che il successo in altri rami ha saputo ottenerlo. Ascoltarlo con attenzione e serietà, cercare di capire quale possa essere (sempre che ci sia) una soluzione comune che faccia l’interessa di entrambi è doveroso. Proprio perché lo stadio è di tutta la città: averlo nuovo, funzionale, moderno, rinnovato è un vantaggio per tutti non solo per i padroni della Ternana Calcio.
E’ ovvio che ci sono delle implicazioni se lo stadio è di proprietà oppure se invece rimane in concessione (seppure lunga).
E’ evidente che le casse del Comune non possano intervenire come invece succede a pochi chilometri da noi, ai cugini del Perugia. Pensate che nella convenzione attuale (al di là delle spese correnti, le bollette, che sono pagate da chi sfrutta l’impianto) il Comune contribuisce con 100mila euro per la gestione del Curi, mentre invece la Ternana paga una cifra simbolica di 10mila euro ma tutte le spese sono a suo carico (comprese le spese straordinarie e le utenze) stimate in due anni circa 900mila euro.
Per la ristrutturazione completa dello stadio (di cui le parti stanno parlando, con la proprietà che rimarrebbe in mano al Comune ma con una concessione lunga al Perugia) è prevista una spesa intorno ai 15 milioni di euro. La proposta del Comune, sul quale si sta ragionando insieme al presidente Santopadre, è di dividere le spese 60 (società) 40 (Comune): ma ancora un accordo non si è concluso.
Ogni società ha la sua storia, ogni società ha il suo presidente e il suo modo di fare business. Ogni città ha le sue regole da seguire, le proprie necessità e il proprio tessuto (sociale e urbanistico).
Potremmo fare paragoni fino a domani mattina: trovare problemi, scovare soluzioni. Ma parlare troppo non serve a nulla. Serve essere concreti e trovare delle risposte: passo dopo passo.
Quanto vale lo stadio secondo il Comune? Una volta che ci sarà la risposta ufficiale Bandecchi farà le proprie valutazioni, magari contribuirà a ideare delle soluzioni.
L’importante è che non si crei intorno al Liberati “Stadio sì, Stadio no” con fazioni di ultras pronti a sfidarsi a colpi di frasi a sorpresa sui social (o al bar). La possibilità di migliorare lo stadio deve essere presa seriamente in considerazione: serve trovare il modo. Non a tutti i costi: nei tempi e modi leciti e nell’interesse della collettività.
Pensate soltanto a un dato: ad oggi in Italia ci sono stadi di proprietà (o parificabili tali) soltanto per 5 club: Juventus, Frosinone, Atalanta, Udinese e Sassuolo. Ci stanno provando Roma (con i noti problemi), Inter e Milan, Cagliari. L’Empoli vorrebbe rinnovarlo insieme al comune, la Spal lo ha messo a posto dividendo le spese con il comune (e una concessione lunga).
Insomma lo stadio è il primo passo per una società ancora più solida. Ribadiamo ancora: seguendo le regole e i paletti che sono stati spiegati molto bene, anche sui social.
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