L'ex rossoverde Diego Zanin conquistò la promozione in Serie C1 nella stagione 1996/97 e questa sera è intervenuto durante la trasmissione Fere di Sera di Lorenzo Pulcioni su Tele Galileo: "Noi avevamo solo un obiettivo dichiarato sin dal primo giorno, vincere il campionato anche se era molto difficile, i nostri avversari erano agguerriti e c'erano tante buone squadre di grande tradizione. Noi siamo partiti col piede giusto, nonostante fossimo in tanti giocatori nuovi, ma abbiamo avuto un'identità di squadra sin dall'inizio che ci ha permesso di creare un gruppo coeso e determinato che ci ha aiutato a superare anche i momenti negativi. Il gruppo ha fatto la differenza, giocatori con personalità, che si assumevano le proprie responsabilità. La nostra forza è stata il gruppo e per vincere i campionati è la base".
Parlando sempre di quella famosa stagione: "Tutte le condizioni si incastrarono nel modo giusto. Il mister ci diede un'identità, eravamo professionisti ma ci vedevamo anche fuori dal calcio. La piazza era molto esigente, gli avversari forti e dovevamo essere al top. Terni meritava una grande soddisfazione. Abbiamo lavorato molto dal punto di vista fisico, avevamo un'ottima condizione fisica e una rosa di qualità. Nessuno si tirava indietro, non a caso in tanti riuscimmo ad andare in gol. C'era partecipazione totale, soffrivamo ma prendevamo pochi gol e le nostre qualità sono saltate fuori".
Hai parlato di una piazza molto esigente: "L'apporto dei tifosi non è mai mancato. Nell'arco di un anno può succedere che anche in una piazza come Terni ci si lamentava anche se pareggiavamo. Noi eravamo poco belli ma molto pratici, ben organizzati sulla fase difensiva, però la compattezza della squadra, unità alla solidità difensiva ha creato le basi per aggiungere tutto il resto. Sapevamo che dovevamo trascinare la gente che veniva da momenti sportivi non esaltanti. Era uno dei nostri obiettivi: vincere e portare gente allo stadio. Queste erano le cose più importanti".
Sei rimasto nel mondo del calcio: "Sono allenatore, l'ultimo anno l'ho fatto in C al Monopoli. Ora sono in attesa come altri allenatori. Sto tenendo duro, mi informo, vado a vedere molta Serie C e mi tengo aggiornato".
Hai avuto modo di seguire la Ternana? "Si, l'ho vista a Trieste, con la Fermana, con il Teramo, a Pordenone. A Trieste mi aveva dato una buona impressione nel primo tempo e un grande calo nel secondo, ma era il periodo delle tante partite ravvicinate. Dopo ho visto altre partite e ho visto una squadra in grande difficoltà. Una squadra che sulla carta è molto forte ma il campionato è molto difficile e livellato, è ovvio che chi deve vincere deve avere una ferocia agonistica molto elevata. La Ternana quando ha perso qualche punto non ha avuto la forza di reagire. Ma queste cose vanno considerate dal primo giorno, tenendo conto della piazza di Terni, giocare li è diverso che giocare per il Sudtirol".
Quanto vi ha aiutato la programmazione che c'era? "Progetti e programmazione a volte vengono abusati nel calcio. Noi eravamo molto concentrati, soprattutto i nuovi acquisti. Eravamo tutti conosciuti dall'allenatore ma sapevamo che dovevamo vincere. Anche noi all'inizio abbiamo fatto tanta fatica, in Coppa Italia e nelle amichevoli. Avevamo sempre l'apporto della società, un allenatore molto pratico e una squadra solida e unita. Niente era lasciato al caso, poi queste cose vanno gestite durante l'anno e ci vuole sia il fattore umano di ogni giocatore, ma anche la simbiosi con la città e grande personalità. La Ternana di quest'anno l'ho vista impaurita e demoralizzata. Tende anche a reagire ma non è mai facile, subisce tante espulsioni sintomo di poca tranquillità che poi influisce anche sul piano tattico. Ora deve solo trovare quell'episodio che ti da la spinta per produrre tutto quello che sa fare".
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