Vincere in casa di una neopromossa sul classico campetto di periferia, per una squadra appena retrocessa con il blasone un po’ impolverato, potrebbe sembrare cosa normale, scontata, quasi naturale. Ma soltanto ad una prima lettura, estremamente superficiale. Perché il successo della Ternana sul campo della Virtus Verona non era e non è stato affatto semplice da ottenere. Più di uno i motivi. Intanto quello ambientale: campo corto e stretto, una sola tribuna, pali dell’illuminazione a poco più di un metro dal rettangolo di gioco (a proposito tutto regolare per chi controlla le agibilità degli impianti?). Insomma, ambiente angusto ai limiti del deprimente. Eppoi la solita storia degli avversari che si esaltano al cospetto della grande delusa. Quindi le numerose assenze, tutte nel reparto centrale che ha dovuto cambiare volto e interpreti privato di Vives, Altobelli e Rivas oltre a Hristov in difesa. Da ultimo la pressione crescente sulla squadra per la vittoria mancata nelle prime due uscite e in particolare per la prestazione deludente contro il Renate.
La Ternana, senza esaltare è riuscita nell’intento con una prestazione tutto sommato solida. Certo, ha concesso un paio di occasioni agli avversari, ma ha assorbito le novità di formazione compreso il ritardo di condizione di qualche elemento, senza patirne più di tanto. Insomma, ha dato l’idea di essersi calata nella parte cercando di ottenere il massimo senza concedere troppo e senza lasciarsi andare a qualche ghirigori di troppo. Insomma, il tutto nel segno della concretezza, compresa qualche palla gettata in tribuna.
Non ha esaltato e non si è esaltata, consapevole di dover crescere ancora, migliorare la qualità del proprio gioco che solitamente è elemento essenziale per la vittoria. Ma nel frattempo ha incamerato tre punti fondamentali, una vittoria che dà morale e convinzione in attesa di un vero e proprio tour de force che l’obbligherà a giocare due volte alla settimana fino alla fine di novembre. Un passo avanti nella ricerca della migliore condizione, quella che si ottiene soltanto giocando, ma anche l’avvicinamento all’assetto più idoneo, quello in grado di conferirle una connotazione ben chiara. 4-3-3 di base con possibili variazioni sul tema a seconda delle necessità. Questo è l’obiettivo di De Canio, leggibile anche dalle scelte operate sul mercato. L’organico a sua disposizione ha le potenzialità per fornire risposte importanti. Aver spezzato rapidamente la coltre di delusione che aveva ammantato l’ambiente dopo le prime due uscite è stato importantissimo. Ora, tornando sul proprio terreno, la Ternana avrà la possibilità di dare continuità di risultati alla propria azione. Anche perché, a conti fatti, sfruttando al meglio i recuperi, sarebbe già davanti al gruppo con margine. Ma oggi parlare di classifica è prematuro. Meglio lasciare tranquilli De Canio e soci: loro conoscono benissimo le proprie potenzialità e l’obiettivo unico della stagione. Dimostrarlo contro l’Albinoleffe costituirebbe un ulteriore passo avanti verso la normalizzazione di una stagione che comincia finalmente a raccontare calcio piuttosto che diatribe legali dalle quali, in ogni caso, la Ternana merita di ottenere soddisfazione.
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