Ormai è diventata una questione di punti di vista. L’approccio, la preparazione, la convinzione. Da una parte il presidente che non perde mai di vista il suo sogno, anche quando sembra irraggiungibile, perché solo così ci si può arrivare. Dall’altra - ormai è chiaro - l’allenatore che durante la stagione è più realista del re e che guarda alle certezze più che alle potenzialità.
Visto che il confronto, finora, è stato pubblico cerchiamo di sgombrare il campo dal maggior numero di interpretazioni possibili. Per capire di che pasta è fatta la Ternana ci affidiamo ai numeri.
I numeri più importanti sono quelli della classifica. La Ternana di punti ne ha 31. A 7 punti dalla zona playoff, a 15 dalla vetta. A 8 punti dalla zona playout (e a 12 dalla retrocessione) a 19 dall’ultimo posto in classifica. Quindi esattamente in mezzo. Già questo la dice lunga: guardare avanti o guardare dietro.
Il primo obiettivo, chiaramente, deve essere quello di mantenere la categoria. Ma è vietato pensare più in là? Anche qui cerchiamo di approcciare con i numeri.
Nel girone d’andata, a questo punto, la Ternana aveva 4 punti. Era a ridosso della zona playout. Aveva preso 11 gol e ne aveva fatti 7. Nel solo girone di ritorno i rossoverdi ne hanno fatti 8, sarebbero in zona playoff come ottava forza del campionato (dietro Ascoli, Cremonese, Perugia, Monza con 10, Lecce, Reggina e Como con 9) con 6 gol fatti e 4 subiti. Insomma è come se avessero capito come funziona (speriamo).
Il presidente ha parlato di carattere. Per capire se questa è una squadra che si “demoralizza” abbiamo provato a vedere quanti punti avrebbe fatto con i risultati del primo tempo: 25 punti. Per arrivare ai 31 attuali significa che la Ternana nel secondo tempo riesce a metterne 6 in più. E infatti nel secondo tempo (facendo finta che in ogni secondo tempo si rinizia 0-0) la squadra avrebbe fatto 38 punti, seconda soltanto alla Cremonese. E sempre per capire il carattere abbiamo cercato di capire se la Ternana è una squadra che rimonta o che subisce le rimonte. Bene: la squadra ha recuperato da situazione di svantaggio 4 punti. Ovvero non è mai riuscita a capovolgere il risultato in maniera completa (come altre 9 squadre in B), contro le 11 che almeno una volta lo hanno fatto (in 7 lo hanno fatto due volte). Ma allo stesso tempo nelle 11 volte in cui è stata in vantaggio soltanto 3 volte ha perso punti (una volta con una sconfitta ma rimanendo in 10 per più di un’ora a Reggio Calabria e due volte pari contro Lecce e Brescia: tutte e tre le gare peraltro in trasferta. In termini percentuali soltanto 4 squadre hanno fatto meglio della Ternana ovvero hanno mantenuto più volte il vantaggio: Brescia (12% di gare in cui non ha mantenuto il vantaggio), Cremonese (19%), Lecce e Reggina (25%).
Poi abbiamo voluto capire quanto la Ternana sia stata fortunata o meno. E lo abbiamo fatto tenendo in considerazione il grado di pericolosità dei tiri fatti e subiti (XGol) rispetto ai gol effettivamente fatti (o subiti). Fortuna o precisione, per carità. Bene: dal dato complessivo viene fuori che la Ternana avrebbe dovuto segnare almeno 5 gol in più e subirne 2 in meno. Quindi diciamo in credito con la fortuna (o con la precisione). Nello specifico abbiamo anche cercato di capire in quali partite la Ternana abbia raccolto più (o meno) rispetto a quanto prodotto.
La Ternana numeri alla mano (rispetto alla produzione offensiva avversaria) è stata più fortunata proprio a Parma, a Pisa (gli avversari hanno sbagliato un rigore), contro il Crotone e la Spal in casa. Di contro avrebbe dovuto prendere più punti nella partite perse contro il Monza del ritorno, Benevento e Como in casa, e Cosenza fuori (queste due in maniera clamorosa, meritando in teoria addirittura la vittoria: pesano i rigori sbagliati da Donnarumma) e anche contro la Cremonese e i pareggi (che potevano quindi essere vittorie) contro il Frosinone (che però era in 10) e Cittadella. Anche le due sconfitte in casa contro Brescia e Pisa non erano così “meritate”, almeno nel punteggio.
Insomma quei 7 gol di differenza fra quanto prodotto e quanto ottenuto possono pesare molto, anche se sono questioni di campo. Ovvero dipendono da mille fattori: preparazione, situazioni di gioco, stato di forma dei giocatori, tempo.
Come vedete è molto difficile capire se questo benedetto bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. Forse dipende esclusivamente dal carattere, dalla percezione, dalla natura di chi lo guarda, come sempre.
Ma è soltanto uno dei parametri. Perché poi per raggiungere il risultato conta tutto. Contano - come giustamente sottolinea il presidente - i soldi spesi, il valore dei giocatori, l’esperienza. Ma conta anche il gruppo, la mentalità, il lavoro durante la settimana. Contano i dettagli, che uniti mattoncino dopo mattoncino creano quello che lo scorso anno è stato giudicato un “miracolo”. Ma di miracoloso non ha avuto nulla. E’ il concetto del carroarmato che Lucarelli ha guidato splendidamente la passata stagione.
Ora - in fondo in fondo - se arriviamo all’osso della questione mettiamo la mano sul fuoco che Bandecchi vuole rivedere il carroarmato. Se leviamo tutti i numeri o tutte le parole di questi giorni. Ne rimane solo una di parola: carroarmato. E tutto quello che ne consegue: elmetti, spirito di gruppo, combattere su ogni pallone. Poi magari non basta un carroarmato. Ed è pronto a “comprarne” un altro. O a rinforzarlo. Ma sempre di carroarmato si deve trattare.
Dovessimo aver capito male, Bandecchi sa già che vediamo tutti i suoi video! Aspettiamo una risposta lì. Oppure anche - visto che è diventato giornalista - con un suo editoriale! Sarebbe anche quella una prima volta!
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