Non è sbattendo i pugni sul tavolo o alzando l'asticella dell'emotività (e del linguaggio, non proprio da Ateneo) che automaticamente si possono raccogliere i frutti di quanto seminato. Nè tantomeno basta "metterci la faccia" per risolvere i problemi. Stefano Bandecchi lo sa bene ma, a questo punto della stagione e con la Ternana in questa situazione di classifica, non è che avesse molte alternative. Due cose, però, hanno sopreso della conferenza stampa di martedì.

La prima è l'essersi presentato assumendosi le responsabilità fino ad arrivare a chiedere scusa, affatto scontato visto il personaggio. Ha punzecchiato Pochesci ma ha rivendicato la 'colpa' di averlo scelto e avergli dato eccessiva fiducia. La seconda è il ramoscello d'ulivo offerto alla piazza inferocita barattando una tregua armata che possa aiutare la squadra a stare tranquilla e di conseguenza fare risultati, addirittura dicendosi pronto ad abbandonare l'abbinamento del marchio Unicusano al nome Ternana. Se la Ternana riesce nell'impresa di restare in Serie B, il prossimo anno si chiamerà così come semplicemente si è sempre chiamata: Ternana. Stessa cosa se dovesse retrocedere. Era francamente l'unica cosa che Bandecchi poteva fare per cercare di riportare dalla sua parte la piazza inferocita.

Insomma, dice Bandecchi, e ovviamente poi bisognerà chiedergliene conto, ormai tutti sanno che la Ternana è dell'Unicusano e quindi non c'è più bisogno di accostare ovunque il nome dell'ateneo a quello della squadra. Basta il nome sulla maglia, come un qualsiasi sponsor. Così facendo la Ternana volontariamente rinuncia a possibili ed ipotetiche (affatto scontate) entrate di altri marchi per valorizzare quello di casa. Problema non da poco a fronte dei 6 milioni già spesi che solo in parte verranno controbilanciati dagli introiti tv e della Lega (un massimo di 4,5 milioni per quanto riguarda la Ternana). D'altra parte Bandecchi non può certo lamentarsi se la Ternana è la società che incassa di meno per presenze allo stadio. Se avesse costruito una squadra più competitiva sicuramente le presenze sarebbero aumentate, magari rimanendo comunque lontani dai numeri desiderati dal patron. Storicamente a Terni sono stati i risultati che hanno determinato le presenze allo stadio. Lo zoccolo degli abbonati non ha quasi mai sfondato il muro dei 3.000 neanche sotto la ricchissima gestione Agarini. Ma questo non ha mai vietato le critiche come se la Serie B a Terni fosse una cosa dovuta.

Forse molti non sanno che nella classifica della Tradizione Sportiva della Figc, risultante della sommatoria del valore ottenuto dalle partecipazioni ai campionati e titoli vinti da ogni società ed utilizzato come criterio per i ripescaggi, la Ternana si trova al 56° posto. Tentare un discorso sul tessuto economico cittadino e sulla possibilità che imprenditori locali garantiscano la permanenza della Ternana almeno in Serie B è francamente inutile e non vale la pena di sprecarci tempo. Vale la pena invece rimanere sull'attualità. "Falso" e "vecchio" sono solo alcuni degli epiteti più morbidi affibbiati da qualcuno a Mariani che ha avuto la colpa di aver sostituito il tanto amato mister Pochesci (3 vittorie in 23 partite). Delle dinamiche interne tra Mariani, Pochesci, Evangelisti, Ranucci, altri soggetti di Fondi in procinto più o meno di venire a Terni, Bandecchi ha dato delle risposte a volte contraddittorie e a volte insoddisfacenti. Decisamente spiazzante la rivelazione secondo cui il patron avrebbe pensato inizialmente di affidare la panchina della prima squadra a Mariani e quella della Primavera a Pochesci. Salvo poi ripensarci dopo un colloquio con lo stesso Pochesci. Mariani oggi ha detto che se avesse saputo questa versione non sarebbe venuto a Terni. E francamente non si può biasimarlo.

Decisamente spiazzante anche l'aneddoto su Tiscione: "E' stato ceduto senza che ne fossi a conoscenza visto che ero in Russia per lavoro". Bisogna credergli? Di certo non si può mettere in discussione la veridicità delle parole del patron, ma sinceramente se avesse detto semplicemente "Tiscione è stato ceduto ma io non ero d'accordo" in pochi avrebbero avuto da obiettare. Difficile pensare che non fosse a conoscenza dell'operazione, se così fosse saremmo di fronte a un enorme problema di ruoli, programmazione ed organizzazione. Gli appelli alla piazza, all'unità, alla stampa, a tutte le componenti sono più che comprensibili. Ci mancherebbe altro. L'ultima parola va spesa per le ignobili chiacchiere riguardo l'assenza di Ranucci. Alle prese con un delicatissimo decorso post-operatorio dopo l'operazione alla gamba e la frettolosa riabilitazione anche a causa dell'avvento a Terni dell'Unicusano. Girare per la città e sentire che "non ci mette la faccia come avrebbe fatto Tizio o Caio" oppure "sta scappando" oppure "se ne lava le mani" fa venire voglia di farsi un giro lungo, molto lungo, lontano da Terni. In conclusione, Bandecchi non doveva convincere i ternani quanto in realtà se stesso della bontà delle sue scelte (quelle attuali perchè le altre le ha già rinnegate). Un paio di buone trovate a livello di comunicazione e le doverose scuse alla città. Meno abile nel far passare le promesse estive in semplice ambizione. Contano i fatti e i punti. Ma quelli adesso tocca alla squadra farli, squadra che a Brescia non sarà sola per il solito seguito di tifosi in trasferta a cui si aggiungerà per la prima volta lo stesso Bandecchi. Una squadra che sta provando a raccapezzarsi pian piano contando sulle dita della mano le opportunità di salvezza che diminuiscono di partita in partita.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 17 febbraio 2018 alle 00:00
Autore: Lorenzo Pulcioni
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